Bosco di Santo Pietro
All’interno dell’ottocentesca e romantica frazione di Santo Pietro (che presenta un’architettura stile fascista di primi ‘900), una specie di borgata fantasma, è l’omonimo bosco di antichissima memoria.
Esso, difatti, venne regalato dal re normanno Ruggero alla città di Caltagirone quale ricompensa per l’aiuto durante la lotta contro i Saraceni (1160).
Allora l’estensione, insieme alla limitrofa sughereta di Niscemi, era di 30.000 ettari contro i sempre vastissimi 2.500 attuali. Il terreno, da un punto di vista geologico, è costituito da argille grigio-azzurre in cui si rinvengono fossili risalenti a 1,8 milioni di anni fa circa (Pleistocene inferiore), come numerose conchiglie.
La maggiore caratteristica del bosco è la presenza di antichissime e monumentali querce da sughero (Quercus suber), alberi di cui oggi ne rimangono circa una cinquantina con una circonferenza che supera i 3 m.
E se vi trovate dentro il bosco non perdetevi l’esemplare di contrada Molara, che raggiunge i 6,2 m di circonferenza.
L’area è ricca di acqua con numerose sorgenti che si manifestano con piccole cascatelle naturali e fontane artificiali (Cacciatore, Molare e Ficuzza).
Vi sono anche diversi mulini, come il Poli, il Ramione e l’Archi, che testimoniano la presenza umana passata in questo territorio.
Numerosi le formazioni di leccio, roverella, carrubo con esemplari che raggiungono i 3 m di circonferenza. Il sottobosco è ricchissimo con piante tipo corbezzolo, rosmarino, mirto …
La fauna è dominata da circa 100 specie di uccelli fra stanziali, svernanti, migratori e occasionali (gheppio, poiana, allocco, biancone, airone…).
Tra i non volatili segnaliamo: la testuggine terrestre, la vipera, il rospo comune, il coniglio selvatico, la lepre, la volpe, l’istrice …
Lungo il corso d’acqua che alimenta la riserva, troviamo pioppi e salici, rifugio ideale per gli aironi cinerini, le garzette, il martin pescatore (foto).
All’interno della riserva, in contrada La Grazia, opera un centro recupero fauna selvatica specializzato nel recupero di testuggini.
Da visitare, all’interno dell’abitato di Santo Pietro, il delizioso museo della macchia mediterranea.
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