Capodarso e fiume Imera
GPS CAPODARSO: 37°29'40.02"N 14° 8'51.43"E
Un monte, un ponte ed un fonte, ovvero: l'Etna, il ponte Capodarso e la fonte Aretusa a Siracusa.
Questi erano, secondo il settecentesco viaggiatore Jean Houel i tre grandi capolavori della Sicilia.
Forse l'enfasi, che a quei tempi era una malattia comune a tutti gli scrittori, fece esagerare il nostro turista ante-litteram ma certamente fu colpito dalla magia che questo posto evoca.
Capodarso è un concentrato di energia pura.
E' l'incontro perfetto tra paesaggio, natura, archeologia, agricoltura, mistero, passione, colori.
E' un posto meraviglioso, lo ripeto.
Di splendida suggestione, al centro della Sicilia, l’area è caratterizzata da una serie di emergenze naturalistiche e archeologiche.
Fondamentalmente si divide in una parte alta ed una vallata.
La parte alta, il monte Capodarso, domina la vallata con i suoi campi di grano, il fiume, e le gole che quest'ultimo forma.
Si giunge in cima proprio partendo dal cinquecentesco ponte Capodarso (foto), attraverso una stradina in sterrato che prima costeggia il fiume e poi sale in cima.
La sopra non c'è un vero e proprio percorso ma si cammina a fiuto, a ridosso della parte a strapiombo sulla vallata.
Cosi facendo si raggiungono ruderi di una antica città siceliota (VI-V a.C.) a 795 m s.l.m..
Si vede ancora la cinta muraria che per quasi 300 metri corre lungo il fianco della montagna.
Il terreno è ricco di ceramica e si vedono mura di abitazioni.
Pochi, pochissimi ruderi, ma il sito è di grandissimo impatto emotivo.
Da un punto di vista geologico nell’area sono presenti rocce della serie gessoso-solfifera. Infatti nel Messiniano ci fu una deposizione di sale conseguente alla chiusura del bacino del Mediterraneo che lo portò ad isolarsi dal vicino Oceano Atlantico.
Evaporando progressivamente, le acque causarono la deposizione prima dei sali meno solubili e poi di quelli più solubili portando alla formazione della serie evaporitica (serie gessoso-solfifera).
Motivo per il quale si vedono ancora oggi tantissime conchiglie di quel lontanissimo tempo.
L’area in passato era sede di diverse solfare, di cui rimangono a testimonianza le zolfatare Giumentaro e Trabonella.
A valle di monte Capodarso è il fiume Imera meridionale (o Salso) che spesso forma delle gole tra le pareti calcaree delle dolci colline di questa parte di Sicilia centrale.
Una delle più belle escursioni è quella alla cosiddetta grotta delle Meraviglie, cavità carsica in buona parte ancora inesplorata.
In questa zona nidificano il cavaliere d’Italia, il germano reale, la folaga e tanti altri volatili.
Fra i rettili sono presenti il saettone, un serpente innocuo che può raggiungere i 2 m di lunghezza, e la testuggine palustre siciliana.
La flora della riserva è costituita da 505 specie, tra le quali: timo, Silene fruticosa e Limonium optimae raimondo, specie endemica.
Sono presenti anche delle aree coltivate a cereali e foraggio, degli oliveti e dei mandorleti.
Nell’area si trovano anche tante tipiche e antiche masserie siciliane, tutte in pietra.
Altra nota caratteristica sono i cosiddetti calanchi, solchi ramificati che si formano per erosione del terreno per effetto di dilavamento delle acque su rocce argillose degradate.
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