Entella
37°46'52.01"N 13° 7'28.26"E
Certamente una splendida esperienza archeo-paesaggistica siciliana.
A dir poco suggestiva, è stata la sede di un antico popolo: gli Elimi, che a quanto pare erano gli scampati della guerra di Troia narrata da Omero e che qua in Sicilia fondarono tre roccaforti (Erice,Segesta ed appunto Entella).
E’ uno di quei posti che un siciliano dovrebbe vedere almeno una volta nella sua vita, proprio perché fa parte in maniera fortissima della storia di questo popolo.
A parte il fatto, ci si consenta la ripetizione, che ha un impatto bucolico di elevatissimo valore.
Entella è una rocca alta 557 metri, che si innalza nei campi di grano della Sicilia occidentale, piena di leggende e storie in ogni secolo.
Il versante migliore per salirvi è quello meridionale dove, a mezza costa, si vedono le bellissime tombe a fossa della necropoli.
Arrivati in cima, si apre il vastissimo pianoro di Entella.
Andando a sinistra (sud) si arriva presso un castello, di epoca araba-normanna.
Circondati da vastissimi campi arati dove certamente un tempo sorgevano edifici, e la cui testimonianza è resa da un’abbondantissima quantità di ceramica millenaria si arriva, poco oltre, alla parte occidentale della rocca, dove è la cinta muraria con la scenografica quinta del sottostante lago di Garcia che disegna a pennello questo romantico quadro bucolico siciliano.
Non è rimasto granchè ma l’imponenza dei monoliti superstiti la dice lunga sul glorioso passato del sito.
La porta d’ingresso, stretta a tenaglia, è di facilissima lettura (foto).
Sull’altro versante, quello ovest (cioè andando a destra una volta in cima) c’è un piccolo rigonfiamento detto Pizzo della Reginadove ci sono tracce di un castello con tracce di un’interessante cisterna con volta a botte.
Poco sotto, in un ampio pianoro, ecco quello che doveva essere il vero e proprio centro propulsore della città di Entella: l’agorà.
Si vedono pochi ruderi di un probabile mercato cittadino.
Gli scavi hanno messo alla luce quello che forse era un macellum (mercato, foto) cittadino.
Si vedono diversi vani separati tra loro, forse antiche botteghe appunto. E’ la struttura meglio conservata dell’Entella del V secolo a.C.
Ad Entella sono stati fatti ritrovamenti a dir poco eccezionali. Su tutti, oggi al museo archeologico di Palermo, i cosiddetti Decreti di Nakone, tavolette bronzee redatte nel III secolo a.C., allo scopo di suggellare e disciplinare la ricomposizione di un conflitto intestino che aveva colpito la città.
Qua sotto scorreva il fiume Crimiso, a dir poco leggendario. Qua si combattette la storica battaglia che, nel 400 circa a.C., vide i 15.0000 sicelioti capitanati dal siracusano Timoleonte demolire i ben 70.000 Cartaginesi (mal) guidati da Amilcare e Asdrubale. I sicelioti trionfarono grazie e soprattutto all’improvvisa piena del fiume Crimiso (causa temporale), proprio mentre i Cartaginesi lo stavano attraversando cosicchè si trovarono a combattere contro due eserciti: uno d’acqua (che non permetteva ai suoi soldati nessun movimento facile, date le pesanti armature) ed uno di opliti.
Il tutto avvenne proprio sotto Entella.Essendo sfornito di denaro per pagare il soldo ai mercenari, inviò 1000 soldati con gli ufficiali più abili nella zona controllata dai Cartaginesi. Essi saccheggiarono un ampio territorio, trasportarono gran quantità di bottino e lo consegnarono a Timoleonte, il quale venduto il bottino e raccolta gran quantità di denaro, dette ai mercenari il soldo per un periodo più lungo. Si impadronì anche di Entella: mise a morte i quindici cittadini che erano i più accesi partigiani dei Cartaginesi, concesse agli altri la libertà. Poiché la potenza e la fama di Timoleonte come comandante aumentavano, tutte le città greche di Sicilia si sottomisero prontamente a Timoleonte[…](Diodoro Siculo)