Monti Madonie
Caratteristiche Generali
Catena montuosa della parte settetrionale della Sicilia caratterizzata da variegati paesaggi e dalla presenza di deliziosi paesini infilati tra i suoi boschi. La vetta più alta è Pizzo Carbonara (1979 m.s.l.m.), la seconda montagna più alta in Sicilia dopo l’Etna.
Il complesso delle Madonie è formato da rocce calcaree e silicee ed è compreso tra la valle del fiume Pollina a est e la valle dell’Imera settentrionale a ovest.
Così come per i vicini Monti Nebrodi, il versante settentrionale delle Madonie, solcato da profondi valloni, precipita con aspre e possenti pareti verso il mare; a sud, invece, il sistema collinare argilloso delle valli di Gangi, delle Petralie e di Polizzi Generosa, raccorda dolcemente il complesso montuoso con l’altopiano gessoso-solfifero che si apre verso il territorio nisseno.
Tra queste pareti calcaree ora aspre e dure, ora più dolci o ammantate di vegetazione, si aprono, in direzione nord e sud, una serie di provonde vallate e pianori, anch’essi diversamente connotati, che conferiscono al paesaggio madonita grande suggestione.
Localizzazione
I comuni ricadenti all’interno del territorio delle Madonie sono 21, e sono: Alimena, Blufi, Bompietro, Caltavuturo, Campofelice di Roccella, Castelbuono, Castellana Sicula, Cefalù, Collesano, Gangi, Geraci Siculo, Gratteri, Isnello, Lascari, Petralia Soprana, Petralia Sottana, Polizzi Generosa, Pollina, San Mauro Castelverde, Scillato, Sclafani Bagni.
Orografia
- Pizzo Carbonara (1979 m)
- Pizzo Antenna Grande (o della Principessa) (1977 m)
- Pizzo Palermo (1964 m)
- Monte San Salvatore (1912 m)
- Monte Ferro (1906 m)
- Pizzo Scalonazzo (1904 m)
- Monte Quacella (1869 m)
- Monte Mufara (1865)
- Monte dei Cervi (1794 m)
- Monte Daino (1780 m)
- Monte Castellaro (1656 m)
- Pizzo Catarineci (1660 m)
- Cozzo Vituro (1507 m)
- Monte Fanusi (1472 m)
- Pizzo Dipilo (1385 m)
Idrografia
Fiumi e torrenti solcano in lungo ed in largo questi monti, eccetto che interessa le zone periferiche nelle zone centrali dell’altopiano fra Pizzo Carbonara e Pizzo Dipilo dove invece si sviluppa un ricco sistema di circolazione sotterranea.
Il corso d’acqua più importante è certamente l’Imera settentrionale, lungo circa 30 km
I SENTIERI
Versante Meridionale
Pizzo Catarineci – “Margi” di Pietra Giordano
Grado di difficoltà: media – Durata escursione A/R: 4 ore
Dal trecentesco bevaio (abbeveratoio) della SS Trinità, presso Geraci Siculo, parte questo splendido sentiero che si inerpica attraverso una strada sterrata in mezzo a un fitto bosco di castagni, pini e agrifogli. E’ il sentiero n° 25 a del Parco.
Raggiunto, quindi, il bevaio, posto sulla SS286 immediatamente all’uscita dell’abitato in direzione Gangi-Petralie, si svolta subito sulla destra, immettendosi su di una carrareccia asfaltata per circa 1,6 chilometri che punta verso occidente.
Procedendo in leggera salita, dopo circa ottocento metri si lascia la carrareccia e si imbocca un sentiero sulla sinistra che, con una serie di tortuose serpentine punta verso pizzo Catarineci, aggirando cozzo di Raimonda dove è presente una interessante popolazione di agrifogli.
Si raggiunge così la faggeta di Pizzo Catarineci (1660 m s.l.m.), ai piedi del quale si apre un incantevole pascolo altomontano, habitat di numerosi endemismi, quali il delicato Spillone dei Nebrodi. Spesso è possibile godere dell’incantevole vista di cavalli allo stato brado.
Un chilometro a nord è il sentiero per i laghetti (margi) di Pietra Giordano uno specchio lacustre rarissimo in tutto il territorio delle Madonie. Occupa una superfice circolare del diametro di circa 70 metri.
Il percorso passa anche attraverso borghi rurali, tipici delle Madonie.
Tra questi, nei pressi di una fitta faggeta, il Marcato Cixè (1420 m s.l.m.).
Si tratta di un complesso sistema di ovili, piccoli ricoveri, focolai per la lavorazione del latte.
Poco oltre, neanche un chilometro a nord, si prosegue ancora sulla carrareccia principale fino a raggiungere un’ampia radura verdeggiante disseminata di urghi (ovvero acquitrini) e dove si trova la piccola e suggestiva secentesca chiesa di San Cosimano (1067 m s.l.m.).
Bosco della Cava e Case Vicaretto
Grado di difficoltà: facile – Durata escursione A/R: 3 ore
Si raggiungono facilmente da Geraci Siculo e Castelbuono ed esattamente verso il Km 21 della SS286, tra olivi, mandorli e frassini, in prossimità del ponte Paratore sul torrente Vicaretto.
Da questo ponte, pochi metri più avanti sulla destra, un sentiero che si diparte dalla statale consente di effettuare due bellissime escursioni.
Superato un cancello e percorsi circa 400 metri in salita, si raggiunge un bivio che sulla destra conduce verso le Case Vicaretto mentre sulla sinistra arriva al bosco della Cava.
La prima escursione si snoda inizialmente lungo il corso del rigoglioso e tortuoso torrente Vicaretto; quindi, volgendo verso sud-ovest ci si immerge, procedendo in leggera salita, in un fitto bosco di lecci e sugheri.
In un contesto naturalistico e paesaggistico di grande suggestione, si raggiungono infine le Case Vicaretto (922 m s.l.m.).
Da qua è possibile, tagliando in direzione est, raggiungere l’altro sentiero (che, più facilmente, si può iniziare imboccando a sinistra all’altezza del ponte Paratore).
Si arriva così al bosco della Cava e parallelamente al rigoglioso corso del Vallone dei Mulini, ad est,lungo il quale, celati da un impenetrabile intrico di arbusti e salici, sono sparsi i resti di numerosi impianti molitori (del Littorio, Molinello, Mazzara) di notevole interesse.
Qua si erge possente, immersa nel più vasto e imponente sughereto delle Madonie, la settecentesca masseria Pintorna.
In un fenomenale e suggestivo paesaggio, tra le folte piante di querce, roveti, sugheri del bosco della Cava sorge l’antico “Priorato della Cava” del secolo XI (1090) risistemato dal conte Francesco I Ventimiglia nel 1320. Qua è la chiesa dell’Annunziata, in stile “gotico-primitivo”, a aula unica con abside sporgente. Realizzata interamente in conci di pietra squadrata, risale ai primi decenni della conquista normanna (fine dell’XI secolo)e vi si possono scorgere ancora reperti di gran pregio architettonico, scultoreo e pittorico quali: il portone ogivale e il rosone, entrambi decorati in rilievo; l’arco interno a sesto acuto montato con pietre a blocchi lineari; le finestre in stile romanico; i resti di affreschi bizantineggianti uno dei quali raffigura il busto di un Santo.
Nella chiesetta era conservata la tela dell’Annunciazione, ora custodita nella chiesa madre, che secondo la tradizione, appena fu portata in paese in processione, fece cessare il colera che in quel periodo imperversava nel borgo mietendo molte vittime.
Nell’ex feudo della Cava si trova una fontana chiamata “dell’acqua fitenti”, dove sgorga un’acqua che tinge di nero le pietre su cui si riversa.
Il bosco della Cava presenta sughere monumentali tra le quali una alta oltre 20 metri con 500 anni di età ed un diametro del fusto di oltre 5 metri.
La pianta è ancorata stabilmente al suolo da grosse radici che inglobano massi di diverse dimensioni
Gorgo di Pollicino
Grado di difficoltà: facile – Durata escursione A/R: 1 ora
A 1286 m. s.l.m. troviamo questo piccolo laghetto caratterizzato da una bella vegetazione tipica degli ambienti umidi.Costituisce un rilevante elemento paesaggistico ancorché ambiente di grande valore geobotanico.
Splendidi i panorami. Ci si arriva da portella Ferrone, a poco più di un chilometro da Petralia Soprana e Petralia Sottana, e riconoscibile per la presenza di un grande Crocifisso.
Da qui, lasciato sulla sinistra un sentiero chiuso da un cancello, si procede sulla destra, in leggera salita attraverso la contrada Savochella, zona di interesse archeologico. In neanche un’ora, è fatta. Grandiosi i panorami che spaziano sino ad Enna e all’Etna.
Grotta del Vecchiuzzo
Grado di difficoltà: facile – Durata escursione A/R: 1 ora
E’ una grotta passata alla storia per l’enorme quantità di ceramica preistorica ( II millennio a.C.) in essa ritrovata.
La scoperta della Grotta del Vecchiuzzo avvenne nel giugno del 1936 ed immediatamente gli scopritori si resero conto della probabile importanza archeologica del sito. Così scrivevano nel loro diario: “ la caverna si sviluppa con una galleria, larga per lo più m 5, come all’imboccatura, ma che arriva anche a m 6 (massimo) e m 3,50 (minimo); la galleria è quasi rettilinea […] riprende ad allargarsi fino a che, a m 51 dall’imboccatura, si amplia in una sala la cui larghezza massima è di m 9 […]”.
Si trova sul versante orientale della rocca delle Balate ad occidente dell’abitato di Petralia Sottana.
Valle dei Mulini (Flomaria molendinorum)
Grado di difficoltà: facile – Durata escursione A/R: 2 ore
Come dice lo stesso nome è una vallata caratterizzata dalla presenza di mulini impiantati da queste parti sin dal XII secolo. Alimentati dal fiume Imera oggi sono visibili una quindicina di queste strutture, della cosiddetta Flomaria molendinorum ,parecchi dei quali conservano le caratteristiche costruttive originarie e numerosi elementi delle apparecchiature molitorie. Suggestivi, essi hanno costituito per secoli la ricchezza del comune madonita di Polizzi Generosa dai quali si possono facilmente raggiungere.
Uno di questi, denominato “Pitta”, perfettamente funzionante, viene utilizzato proprio come museo di se stesso con percorso didattico.
Il mulino ad acqua, insieme al mulino a vento, può essere considerato uno dei primi “motori” alimentati da una fonte di energia naturale che, sostituendo la forza muscolare fornita dagli animali e dagli uomini, veniva utilizzato per muovere diverse macchine operatrici.
Ogni mulino per funzionare aveva bisogno di un complesso sistema che, costruito accanto all’edificio, includeva un canale di alimentazione (chiamato prisa) che raccoglieva l’acqua delle sorgenti.
La Padella
Grado di difficoltà: media – Durata escursione A/R: 5 ore
E’ una bellissima caratteristica incisione che si trova nella parte orientale della montagna dei Cervi (1794 m.). Ricca di endemismi (conifere, ginestre, rosa canina …) regala eccezionali paesaggi sulla sottostante valle di San Nicola, il bosco della Granza, la Rocca di Sciara, il monte Cammarata. Ci si arriva all’incirca dal km 6 della SP119 ( Polizzi Generosa – Portella Colla) attraverso un sentiero che parte dal vivaio della forestale di Piano Noce. Dopo un’oretta di camminata si comincia a salire lungo le brulle pendici di Timpa della Mendola, su un comodo e ben visibile sentiero sino ad arrivare al pianoro di Roccasella.
Qua si trova il Marcato Russo, una sorta di masseria per poveri, costituito da un insieme di pagliai con numerosi recinti in pietra che venivano utilizzati in passato per la produzione del formaggio e ritrovo di uomini e animali.
Poco oltre, ecco improvvisamente apparire davanti a voi la Padella, in tutta la sua maestosa bellezza con le pareti che precipitano a picco per decine di metri. E, magari, potrete sentire le urla di Raccuonu, il guardiano che protegge la grotta dove pare sia nascosto un immenso tesoro.
Poco oltre, verso ovest, superata mandria dei Cervi, si può raggiungere la cima di Cozzo Vituro (1507 m.) da dove il paesaggio è chiaramente un incanto.
La Padella è così denominata per la sua particolare forma, che ricorda l’attrezzo da cucina, dovuta a continui crolli e sprofondamenti del versante meridionale del massiccio dei Cervi.
E’, quindi, una depressione carsica.
E’ il sentiero n° 23 del Parco.
Massiccio Centrale
Anfiteatro della Quacella – Vallone Madonna degli Angeli
(Sentiero degli Abiens Nebrodensis)
Grado di difficoltà: media – Durata escursione A/R: 3 ore
A parte l’Etna (circa 3300 metri), nelle Madonie troviamo le cime più alte della Sicilia tra le quali spicca Pizzo Carbonara con i suoi 1979 metri ed il monte Quacella che raggiunge i 1869 m.
FOTO 95 Entrambi i siti si raggiungono dalla SP119, tra Polizzi Generosa e Portella Colla.
Per l’esattezza il sentiero parte nei pressi di un cancello posto intorno al Km 8 (provenendo da Polizzi) sulla destra. Oltrepassandolo a piedi ci si immette su una pista che conduce al Vallone Madonna degli Angeli e poco oltre all’anfiteatro della Quacella.
Luogo emblematico e carico di significati, il Vallone Madonna degli Angeli le poco più di 20 piante relitte di Abete locale, uniche al mondo e considerate in via di estinzione. Dopo circa 1,5 km, su un tornante della pista, un sentiero si diparte sulla destra dopo averlo percorso per un altro km si incontrano i primi esemplari di Abies, tutti rigorosamente catalogati e protetti, facilmente riconoscibili dal portamento della chioma a campana, dai particolari stroboli, e dall’assetto dei rametti disposti a croce.
L’Abies nebrodensis ha iniziato la sua differenziazione dalla specie madre (Abies alba) per isolamento geografico dopo l’ultima glaciazione.
Le notevoli differenze di dimensioni, e l’aspetto esterno sono prevalentemente adattamenti fenotipici all’aridità siciliana e anche alla povertà del suolo in cui crescono.
Questa è la specie botanica di maggiore interesse scientifico delle Madonie. Questa specie protetta è inserita nell’appendice I della Convenzione di Berna ed in quella di Washington, l’intera popolazione residua è costituita da 25 individui dei quali 3 giovani, qualche abete ha iniziato a produrre coni con semi fertili, il che lascia aperta qualche speranza per la sopravvivenza della specie.
La cosa più straordinaria del vallone Madonna degli Angeli è un punto dove vivono fianco a fianco il leccio, il faggio e l’abete.
A circa un chilometro a nord del Vallone Madonna degli Angeli è il monte Quacella (1869 m. s.l.m.) che con le vicine serre forma uno spettacolare anfiteatro naturale formatosi per collassamento di una parte dello stesso massiccio unito all’azione dell’acqua meteorica che ha lentamente scavato le rocce calcaree sia in superficie che nel sottosuolo dando forma a doline (circa quattrocento nell’altopiano del Carbonara) ciascuna delle quali ha un diametro di qualche centinaio di metri ed una profondità massima di venticinque metri.
Dalle doline spesso si dipartono valli cieche e inghiottitoi alle quali seguono nel sottosuolo fiumi sotterranei, abissi, grotte, pozzi per tornare, a volte, in superficie con le risorgenze.
Per buona parte di aspetto ghiaioso, l’anfiteatro della Quacella è caratterizzato da una particolare e importantissima vegetazione (plasmata da innevamenti che si protraggono sino a primavera inoltrata, da estati calde e siccitose e da un’elevata ventosità) che lo rendono uno dei siti più rinomati in tutta Italia per la biodiversità, appunto. Faggio, Lino di montagna, Astragalo dei Nebrodi, Cardo di boccone,Stellina di Gussone … per finire con la rarissima Sassifraga meridionale (foto). Tra gli animali, oltre una numerosa presenza di rapaci, segnaliamo il Pamphagus marmoratus, una esclusiva cavalletta verde senza ali delle Madonie.
Nell’area di M. Quacella-Vallone Madonna degli Angeli-M. Scalone, il Leccio, tipica quercia sempreverde mediterranea, si spinge sino a m 1700 s.l.m.
Lago di Piano Cervi e Monte Cervi
Grado di difficoltà: media – Durata escursione A/R: 5 ore
Si parte da Portella Colla, proprio all’incrocio tra la SP54(da Collesano), la SP119 (da Polizzi Generosa) e la SP113 (da Piano Battaglia).
E’ il percorso numero 11 del Parco. Appena imboccato si può osservare un affioramento di rocce argillose con una forte presenza di fossili di piccole dimensioni, per l’osservazione dei quali è necessario la lente d’ingrandimento (nummuliti ed altri macroforaminiferi e frammenti di gasteropodi ed alghe).
Riprendendo la marcia, in corrispondenza della breve discesa, è possibile osservare una tipica stazione a Basilisco (Cachrisferulacea), che domina la vegetazione dei terreni circostanti nel periodo primaverile. Proprio le radici morte di questa pianta erbacea, costituiscono l’humus per la crescita del fungo di basilisco (Pleurotusnebrodensis), apprezzato e gustoso protagonista della cucina Madonita.
Proseguendo lungo la pista, dopo aver superato il cancello di accesso al demanio, il paesaggio è dominato dal bosco di faggio che, alle pendici di Cozzo Piombino, accoglie un impianto a Abies nebrodensis.
Alla fine della salita, alla quota di 1.530 m s.l.m., si raggiunge Vallone Marabilice dove è un’ampia depressione aperta, al cui centro si è creato un piccolo laghetto, detto di Piano Cervi. E chissà che qua incontrate qualche grande rapace, tipico abitante dei cieli madoniti.
Qui la prateria a pascolo, particolarmente suggestivo con il suo tipico colore verde, prende il posto del bosco di faggio che, tuttavia, domina incontrastato nella parte nord-ovest della spianata, dove forma un complesso e lussureggiante bosco.
Continuando lungo la pista oltre il laghetto, immersi all’interno del bosco di faggio, e dopo avere osservato qualche carbonaia si raggiunge un rifugio alpino dove è possibile fare una breve sosta per recuperare le forze.
A questo punto gli appassionati potranno continuare per Valle della Giumenta fino a raggiungere Mandria Nipitalva, un classico “marcato” montano dove i pastori, nel periodo primaverile-estivo, effettuano ancora oggi l’alpeggio, producendo la tipica provola delle Madonie e la ormai famosa ricotta di “basiliscu”.
Per i più allenati da non perdere la salita alla vetta di Monte Cervi (1794 m)
Non meno spettacolari sono le grandi “falesie” che solcano il versante nord di Monte Cervi.
Portella Mandarini
Grado di difficoltà: facile – Durata escursione A/R: 3 ore
Dalla SP54 ci si immette in una strada in fondo battuto che dopo circa 700 metri raggiunge il bivio per il marcato D’Alfano. Attraverso un boschetto di agrifogli e, costeggiando le falde di Pizzo Argentiera, si raggiunge una vasta radura dove sorge la chiesetta di San Cosimano (foto).
Dopo una serie di saliscendi si percorrono i valloni Licciardi, San Cosimano e Piano Fiducia: lungo questo tragitto è possibile ammirare bellissimi panorami su Geraci Siculo e Castelbuono. Arrivati nei pressi di Cozzo Giardinello ci si immette in una stradella che sale permettendo di raggiungere il maestoso abbeveratoio in pietra della S.S.Trinità fatto costruire dai Ventimiglia che è posto all’ingresso del paese.
Monte San Salvatore (Madonna dell’Alto)
Grado di difficoltà: impegnativo – Durata escursione A/R: 5 ore
L’ascesa al Monte San Salvatore è tra i più bei itinerari delle Madonie.
Si può effettuare sia dal versante nord-orientale (da contrada Pomieri) che da quello meridionale.
In questo caso si prende l’itinerario 28 del Parco, all’altezza della piccola borgata di Nociazzi, a quasi mille metri di altitudine.
Da qua si diparte il sentiero che sale fino a monte San Salvatore, dai superbi boschi e panorami.
La zona sommitale (1912 m) è una panoramica cresta di arenarie silicee che si allunga in direzione est-ovest con vista sui Nebrodi, sul massiccio del Carbonara, sulle Petralie e sulla valle dell’Imera.
Il versante settentrionale e quello meridionale ospitano ancora faggete: percorse da sentierini forestali quelle a sud, impenetrabili e selvagge quelle a nord.
Una piccola sella collega la cima del San Salvatore all’adiacente rilievo detto Madonna dell’Alto (m 1817), ove sorge un eremo costruito nel 1700. Spettacolare la visione delle isole Eolie, perfettamente visibili da quassù (tempo permettendo). Nella stessa sella sgorga una fontana e da qui un’antica mulattiera scende in due ore a Petralia. Da qua si può decidere di tornare indietro dal versante opposto, fino a contrada Pomieri e passando dalla faggeta di Cozzo del Filatore e da Portella Mele all’ombra dei perastri, dei biancospini, delle rose, le peonie bianche e le viole. Fino a raggiungere, come detto, contrada Pomieri (vedi scheda a parte).
Dalla cima di Monte San Salvatore si può procedere, sulla cresta, verso ovest scendendo dalle pendici settentrionali di Monte Scalone (1654 m) alle cui pendici settentrionali è il rinomatissimo Vallone Madonna degli Angeli e Monte Quacella.
Sentiero Natura Pomieri
Grado di difficoltà: facile – Durata escursione A/R: 2 ore
Il percorso, una tranquilla passeggiata, inizia proprio in prossimità dell’ingresso dell’omonimo hotel.
Il sentiero si propone di osservare tre alberi monumentali.
Siamo in territorio di Petralia Sottana a circa 1300 metri di quota, in un contesto ambientale caratterizzato dal bosco misto di rovere e agrifoglio e dove è frequente la presenza di alberi di dimensioni ragguardevoli.
La prima che si presenta, solenne, è la Rovere di Pomieri della venerabile età di circa 600 anni e con un’altezza di circa 22 metri. Essa mostra un tronco di circa 7 metri di circonferenza che si divide, a due metri dal suolo, in quattro grosse branche a forma di candelabro, la maggiore delle quali raggiunge una circonferenza di oltre 4 metri.
Segue subito dopo, un esemplare di Acero campestre la cui età è di circa 500 anni.
Alto 15 metri, presenta un tronco robusto che raggiunge a 1,30 dal suolo una circonferenza di 4,20 metri. Il tronco si presenta più sviluppato alla base per l’ingrossamento dovuto ad alcune neoformazioni di origine batterica. A circa 2 metri dal suolo si divide in diversi grossi rami che sorreggono una chioma arrotondata.
L’ultimo esemplare di questi Matusalemme è rappresentato dall’Acero montano di Passo Canale (foto), altro vecchietto di 400 anni. Alla base la sua circonferenza misura 6 metri di lunghezza ed il tronco è caratterizzato dalla presenza di una profonda cavità dovuta, presumibilmente, all’azione di un fulmine, poi accentuata da una intensa azione di funghi “carie” che degenerano il legno ormai privo di difese. La chioma è irregolare, e proietta al suolo un’ombra di circa 300 m2 di superficie.
Questo fanno molti alberi. I buddisti si inginocchiano di fronte a questi colossi !
Piano Battaglia – Battaglietta
Grado di difficoltà: facile – Durata escursione A/R: 2 ore
Piano Battaglia è una lussureggiante depressione carsica ai piedi del monte Mufara (1865 m) a sua volta ammantato da una splendida faggeta. Splendidi i panorami dalla sua cima, facilmente raggiungibile da Piano Battaglia.
Vicino esso è la Battaglietta, altra depressione al
centro della quale sprofonda l’omonimo inghiottitoio (1599 mt s.l.m.).
Solitamente le acque, se in abbondanza, convogliano in un piccolo bacino naturale sito accanto l’ingresso del tunnel.
Lungo la strada tra il rifugio Marini e Portella Arena sono stati scoperti importanti fossili marini di 250 milioni di anni fa, ovvero l’affioramento di un bioherma ancora intatto di coralli giurassici.
Spostandosi verso la strada SP54 si potranno osservare le spugne e altri fossili che costituiscono i depositi carbonatici triassici.
L’area si raggiunge facilmente da Petralia Sottana prendendo la SP54.
Piano Zucchi
Grado di difficoltà: facile – Durata escursione A/R: 2 ore
Piano Zucchi (1100 m s.l.m.), è un vasto e lussureggiante pianoro caratterizzato dall’abbondante presenza di secolari e maestose querce, nel cuore del Parco delle Madonie.
Di aspetto dolomitico per la presenza di una serie di villini con caratteristico aspetto delle case di montagna, presenta anche una chiesetta dedicata a San Paolo Apostolo.
E’ per buona parte circondato da strapiombanti pareti delle vicine montagne, presenta anche un piccolo specchio d’acqua di origine artificiale.
Qua è anche una bellissima area attrezzata, punto di partenza per numerosi itinerari madoniti, in particolare per osservare gli Abies nebrodensis nel Vallone Madonna degli Angeli e per vedere a Piano Cervi il laghetto naturale ed i cespugli di agrifoglio.
Pini neri, cipressi, lecci, roverelle, aceri ed altre piante sia erbacee che arbustive sono i grandi protagonisti di questo splendido bosco.
Si raggiunge sia da Piano Battaglia che dal Bivio Munciarrati, lungo l’arteria principale che collega Collesano a Polizzi Generosa e le Petralie.
Pizzo Carbonara
Grado di difficoltà: difficile – Durata escursione A/R: 6 ore
E’ la seconda montagna più alta della Sicilia (1979 m. s.l.m.) dopo sua maestà l’Etna. La sua vetta, dalla quale è visibile buona parte della Sicilia, è un’ alternarsi di pascoli, faggete, e meravigliosi panorami. Soprattutto il versante settentrionale di questo rilievo carsico presenta una fittissima vegetazione arborea. Nel versante nord-ovest (cozzo Trigna) sono stati rinvenuti importanti fossili.
Questo è il sentiero classico per la sua impegnativa ascesa: Piano Battaglietta – Pizzo Scalonazzo – Pizzo Carbonara . Esso è lungo circa 7 chilometri, parte da 1625 m per arrivare ai 1979 m della vetta. Ci si impiegano circa 4 ore.
Da evitare, quindi, in caso di brutto tempo e soprattutto di nebbia (questo come in generale tutti i sentieri delle montagne).
Dall’ampio parcheggio di Piano Battaglia, si prende il sentiero n° 1 del Parco e, per una larga mulattiera, lasciato in basso sulla destra l’Inghiottitoio della Battaglietta si inizia a salire di quota, procedendo in un ambiente colonizzato da tantissimo basilisco.
Si continua fino a monte Ferro (da cui si domina il Vallone Zottafonda) e qui si abbandona il sentiero 1, che scende verso la sottostante valle, e si prende a sinistra il sentiero 2° che inizialmente si apre con spettacolari paesaggi e successivamente si immerge in una lussureggiante faggeta.
Ben presto la mulattiera si interrompe e si prende sulla sinistra uno stretto sentiero che si snoda, in salita, tra splendide faggete e aride vaste pietraie sino a incontrare sulla destra un’interessante dolina.
Tutta l’area è piena di doline che rivestono notevole interesse sia dal punto di vista geologico, perché segni chiari di processi carsici iniziati nel Quaternario e ancora attivi, che interesse botanico, per le diverse specie vegetali, spesso endemiche o rare, che si possono osservare, come: la Viola piccinina, l’Imperatoria dei Nebrodi, l’Euforbia di Gasparrini, la Viola dei Nebrodi.
Inoltre l’area ha un grande interesse anche da un punto di vista antropologico data la cospicua presenza di fosse delle nevi, utilizzate da numerosi nivalora per accumularvi la neve durante i mesi invernali e poi prelevarla, sotto forma di blocchi di ghiaccio, in estate e commercializzarla in buona parte dell’isola.
Poi arrivò l’energia elettrica …
Seguendo il sentiero si raggiunge l’ampia valle che si estende a est di Pizzo Scalonazzo, nota localmente come “Fossi di San Gannualfu”. Qua, di notevole interesse e fascino, è l’altissima concentrazione di numerosi piccoli fossili marini incastonati nelle pietre.
Splendidi i campi di basilisco, come quello in foto.
Lasciato sulla sinistra il sentiero 2a si procede a destra per il sentiero numero 2 con segnavia rosso bianco, sino a raggiungere la base di un ripido pendio. Da qua si sale, guidati dalla vista della vetta, sino Pizzo Carbonara evidenziato da un mucchio di sassi. Ampi e spettacolari i panorami che spaziano a 360° su tutta la Sicilia regalando, nelle giornate più limpide, visioni di Ustica, delle Eolie, dei Nebrodi, dell’Etna, dei monti Erei, e dei monti Sicani.
Al ritorno si può decidere di scendere dal versante opposto, cioè puntando verso est. Si raggiunge, sulla sinistra, una stupenda dolina che ha assunto la forma di un teatro con, tutt’attorno lungo i pendii, a cerchio, dei segni che sembrano delle gradinate costruite apposta.
Quindi il percorso continua fino ad incrociare il sentiero numero 6 che proviene da Piano Sempria.
Da qui, tra le pareti rocciose che a picco precipitano verso Piano Zucchi, si può godere di uno spettacolare panorama. Poco oltre, direzione sud-est, si ritorna al punto di partenza.
Versante Settentrionale
Bosco di Santa Maria del Pedale-Bosco San Giorgio- Bosco di Isnello
Grado di difficoltà: facile – Durata escursione A/R: 3 ore
Due boschi con due abbazie: una semi abbandonata e l’altra totalmente.
Dall’abitato di Collesano si imbocca SP128 direzione Lascari e si procede per circa un chilometro sino ad incontrare, sulla destra, una strada asfaltata in salita che, dopo circa due chilometri raggiunge il breve sentiero (sulla sinistra) che discende al bosco di Santa Maria del Pedale. Esso deve il nome all’omonima, splendida, abbazia fondata nel 1130 da monaci basiliani che appare subito alla vista del visitatore. Questo meraviglioso bosco è essenzialmente formato da tipica vegetazione mediterranea a roverella, leccio, e sughera. Il bosco si raggiunge da Collesano attraverso la SP128 direzione Lascari.
L’abbazia, in proprietà privata e in stato di degrado, è composta da una serie di corpi di fabbrica appartenenti ad epoche diverse, che formano un’area quadrangolare racchiudente un’ampia corte interna.
Da qui è possibile prendere una lunga (km 4 circa) e splendida escursione nei boschi, che raggiunge i suggestivi ruderi dell’abbazia di San Giorgio, nei pressi di Gratteri.
In tal caso, si procedendo ancora oltre il sentiero per Santa Maria del Pedale, si supera poco dopo un cancello della forestale lasciando sulla destra una pista che discende alle Case Munciarrati (un’imponente masseria fortificata), dove è il querceto di Isnello superbo e incontaminato bosco mediterraneo caratterizzato dalla presenza di imponenti roverelle, lecci e sughere, oltre che da un ricchissimo sottobosco. Se invece di scendere alla Case Munciarrati si continua il sentiero in salita, si raggiunge immersi nel fitto bosco di San Giorgio l’omonima l’abbazia (668 m. s.l.m.), lungo una pista dominata delle strapiombanti pareti del Dipilo.
I suoi ruderi sono testimoni dell’unico insediamento in Sicilia dell’ordine degli Agostiniani Riformati. Fondata nel 1140 da re Ruggero, l’abbazia di San Giorgio, a tre navate, ha una splendida architettura normanno-bizantina.
Tutto questo percorso, chiaramente, può essere affrontato al contrario, ovvero partendo da Gratteri.
Pizzo Dipilo
Grado di difficoltà: media – Durata escursione A/R: 3 ore
Alto 1385 m. s.l.m. è un rilievo carsico caratterizzato da doline e da una serie di grotte. Tra queste segnaliamo Grotta Grattara a circa 1000 metri di altezza. Al suo interno la percolazione delle acque ha formato un affascinante paesaggio.
Alle pendici di Pizzo Dipilo è il bosco San Giorgio, un bellissimo ed imponente querceto (vedi).
Nei paraggi segnaliamo le pareti verticali del Pizzo Puracciale quali ospitano la più spettacolare popolazione madonita di
Phillitiss colopendrium, una felce che necessita di clima fresco e costantemente umido.
Piano Pomo (Sentiero Agrifogli giganti)
Grado di difficoltà: facile – Durata escursione A/R: 1 ora
A 1390 m . s.l.m. questo sentiero è caratterizzato dalla presenza di secolari agrifogli giganti, alti più di 15 metri, che formano un fittissimo bosco. Si raggiunge facilmente da Castelbuono nei pressi di Piano Sempria.
Il sentiero, che parte dal rifugio di Piano Sempria, attraverso una stradina pietrosa di demanio forestale di facile percorrenza si immerge subito nella foresta. Le prime piante che si incontrano (veri monumenti della natura) sono le querce secolari di oltre 800 anni che ci accompagnano per altri 300m di cammino. Dopo un tratto pianeggiante si arriva a Piano Pomo. Una sosta al pagliaio forestale, la vista dell’Etna, ancora 300 m per ammirare gli agrifogli giganti, rarissime ed uniche, piante verdi tutto l’anno alte dai 20 ai 25 m e con le tipiche bacche rosse che maturano nei periodi invernali.
Un bel sentiero, da queste parti, è Piano Sempria – Piano Pomo – Cozzo Luminario.
E’ il sentiero N° 1 del Parco (che poi diventa il 15).
Gole del Tiberio:
Pizzo Sant’Angelo e Gibilmanna
Grado di difficoltà: facile – Durata escursione A/R: 2 ore
E’ un sito bellissimo, immerso nel bosco e caratterizzato dalla presenza del Santuario di Gibilmanna, a quasi 800 metri di altitudine e di probabile origine bizantina (VI secolo). Da qua si può raggiungere la vetta di Pizzo Sant’Angelo, a 1081 metri di altitudine in uno scenario di incomparabile bellezza, tra secolari lecci, roverelle e sugheri. Nella sua cima è presente la chiesetta di San Michele arcangelo.
Abisso del Vento
Grado di difficoltà: media – Durata escursione A/R: 2 ore
La grotta “Abisso del vento” , con i suoi numerosi laghetti sotterranei, è una cavità con uno sviluppo di circa 4 km e una profondità di circa 220 metri, ubicato nel territorio di Isnello alle pendici di Cozzo Balatelli.
E’ una grotta per la gran parte ancora inesplorata e costituita da un vasto reticolo di pozzi e gallerie, ove stalattiti e stalagmiti di varie fogge e dimensioni formano, a tratti, una selva impenetrabile di bianchissime colonne o danno luogo a spettacolari cascate, oltre che delimitare conche e laghetti pieni di acqua limpidissima e fredda. Anche qui, come in altre cavità della zona, sono state trovate lame e punte di selce, ollette frammenti di vasi e raschiatoi risalenti alla prima metà dell’eneolitico, a testimonianza di insediamenti preistorici nel territorio ove le grotte erano usate anche quali sepolture.
CURIOSITA’Molti i musei presenti nei bellissimi paesini madoniti. Essi sono essenzialmente dedicati alla natura ed alle arti e tradizioni dei luoghi.