Rocca Novara, o Rocca Salvatesta
Curiosamente denominata il “cervino di Sicilia” per la sua somiglianza (in miniatura) col bestione alpino, Rocca di Novara (1350 m. s.l.m.) è raggiungibile in poco meno di 3 ore di camminata.
Ad essa si arriva percorrendo la SS185, l’arteria che unisce il versante ionico a quello tirrenico (da Taormina a Barcellona P.G.). Oltrepassata Portella Mandrazzi (1125 mt slm) si continua fino al km 27, da dove si diparte la carrareccia che porta alla Rocca.
Il percorso inizia (e continuerà) in salita su un sentiero all’ interno di un rigoglioso bosco misto di pini e castagni che con l’aumentare della quota lasciano il posto ad un aspro ambiente di nude rocce metamorfiche, profonde vallate e angusti paesaggi.
L’ascesa è abbastanza agevole, anche se ad un certo punto il sentiero si impenna e corre tra rocce nude di calcare. Dalla cima il panorama è davvero suggestivo.
Chiamata localmente Rocca Salvatesta con i suoi 1340 metri di altitudine è la seconda vetta dei Peloritani, di cui è l’avamposto più occidentale, escludendo i rilievi del Bosco di Malabotta, considerati quasi un territorio a parte: come confine convenzionale tra Peloritani e Nebrodi, infatti, vengono indicate le Portelle Pertusa e Mandrazzi.
La sua “testa” svetta solenne, sempre visibile, grazie anche alla sua posizione privilegiata che le permette di essere facilmente avvistata sia dall’Etna tanto quanto dal mare (nel passato era una specie di faro per i naviganti).
Come conseguenza il panorama dalla sua vetta è uno dei più belli di Sicilia regalando magnifiche emozioni, soprattutto con i due mari: Jonio e Tirreno.
La foto mostra in primo piano il paese di Fondachelli Fantina dominato in fondo dall’appuntita vetta della Rocca.