Sabucina
L’insediamento occupa il pianoro di una montagna (720 m s.l.m.) a dominio di una vallata, dove scorre un fiume: il Salso, un tempo navigabile ed una delle vie preferenziali, come uno spartitraffico, qua nell’entroterra.
Spettacolare il panorama, come sempre. Sembra che questi siciliani del passato avessero una certa predilezione per questi orizzonti “zen”. Al di là dello scopo meramente difensivo.
Alle pendici della collina si sviluppò l’insediamento preistorico con capanne circolari che ancora conservano i fori per l’inserzione dei pali lignei di sostenimento.
C’era una vita molto intensa testimoniata da vari ritrovamenti, come un vaso globulare su alto piede con orecchiette (dalla forma molto moderna) e ciotole a superficie decorata, numerose matrici utilizzate per la fusione di armi in metallo e che chiaramente ci indicano la presenza, all’interno dell’abitato, di una fonderia.
Poi ci si spostò verso la parte più alta del monte e le abitazioni, in pietra, avevano la forma rettangolare. Si costruirono le aree sacre che hanno restituito anche un bellissimo ‘tempietto votivo’ (foto), del VI secolo a.C., conservato nell’Antiquarium in loco: un santuario sostenuto da un piedistallo e decorato con figure umane ed animali.
Si vedono ipogei, ruderi dei templi con tracce degli altari e tratti di cinta muraria.
Per la cronaca, Sabucina fu una delle vittime dei siculi guidati da Ducezio (che nel V secolo a.C. la distrusse) nel loro eterno tentativo di spodestare i Sicelioti (greci di Sicilia) dall’isola.