Siracusa e Ortigia
Siracusa è stata nel V sec a.C. la più potente città del Mediterraneo, il che equivale a dire dell’intero mondo occidentale. Basterebbe solo questo ad indicarne la magnificenza e l’onore di una visita in questa città fondata verso il 734 a.C. Capitale di Sicilia per circa mille anni, Siracusa oggi conserva magnifiche testimonianze del suo glorioso passato. Andiamo insieme in questo angolo di Paradiso.
Ortigia è un isolotto di incomparabile bellezza, legato a Siracusa da un ponticello. Qua la Storia è in ogni angolo. Ortigia (che significa “quaglia” in greco) era uno dei cinque quartieri della città greca (gli altri erano Neapolis, Achradina, Epipoli e Tiche) e si trova tra i due famosissimi porti della Siracusa antica: quello grande e quello piccolo. Appena all’ingresso sono i ruderi dell’antica porta e accostato il tempio dorico di Apollo, del VI secolo a.C. che misurava 55.36 x 21.47 metri ed aveva 6 colonne nel lato corto e 17 nel lato lungo. Rimangono alcuni capitelli e alcune colonne.
Ma quello che ad Ortigia è veramente magnifico è, a dominio di una delle più belle piazze cittadine del mondo, il tempio di Atena (foto) infilato dentro l’attuale Duomo; commistione che crea un fortissimo impatto emotivo al visitatore.
Il tempio era di ordine dorico e risaliva al V secolo a.C.. Venne dedicato alla vittoria sui Cartaginesi nella battaglia di Himera, nel 480 a.C.
Aveva 6×14 colonne e molte di queste delimitano oggi le navate della chiesa cristiana.
Tra castelli, palazzi di ogni epoca, splendide vie, eleganti portali, marmi, barocco e chi più ne ha più ne metta si arriva alla fonte Aretusa, mitico specchio d’acqua dove cresce il papiro. Simbolo dei siracusani, questa leggendaria fonte fu cantata da molti poeti, affascinati dalla leggenda di Aretusa e dal luogo incantevole: Virgilio, Pindaro, Ovidio, Silio Italico, Milton, André Gide, Gabriele D’Annunzio, solo per citarne alcuni. Già Cicerone ne parlava (nelle Verrine) descrivendola così: “una fonte incredibilmente grande, brulicante di pesci e così situata che le onde del mare la sommergerebbero se non fosse protetta da un massiccio muro di pietra“. In epoca normanna lo scrittore arabo Edrisi la descriveva così: “Meravigliosa sorgente che s’appella An Nabbudi (nome arabo di Aretusa) , la quale spicciava da una scogliera proprio un riva al mare“.
Lasciata Ortigia ci spostiamo nella vicina Neapolis, zona dove si trovano alcune delle emergenze più importanti di Siracusa. Siamo dentro il Parco Archeologico.
Appena si entra è sulla destra la basilica di San Nicolò dei Cordari (XI secolo) e subito dopo, sulla sinistra, un bel viale alberato con sarcofagi in pietra di defunti sicelioti, porta all’anfiteatro romano (foto, circa II secolo d.C.), scavato nella roccia. Misura 140×90 (la sola arena 70×40). Si vede la crypta, sotto l’arena, ovvero un corridoio alto 1.60 per l’uscita dei gladiatori e delle belve. Poco sopra, si vedono i primi gradini destinati agli spettatori di prestigio con ancora i loro nomi impressi. E’ presente solo l’ima cavea mentre le due superiori (media e summa) sono scomparse.
Le dimensioni dell’anfiteatro, di forma ellittica, sono notevoli: m.140×90. Sotto l’arena (m.70×40), chiusa da un alto podio, vi è un corridoio alto m.1.60, chiamato “crypta“, che serviva per l’uscita dei gladiatori e degli animali feroci. Sopra il podio vi erano i primi gradini destinati agli spettatori di riguardo, con sopra scolpiti i nomi delle personalità che occupavano quei posti. Al centro dell’arena è un sotterraneo dove venivano conservati i macchinari usati durante le rappresentazioni.
Poco oltre l’anfiteatro è l’ara di Ierone (foto), del III secolo a.C. Presentava due ingressi dove troneggiavano due telamoni di cui si possono ancora oggi vedere i piedi di quello di destra. In parte scavata nella roccia ed in parte costruita era un’area sacrificale, lunga 198 metri e dove venivano sacrificati, durante le feste Eleuterine, 450 tori per volta (Diodoro Siculo).
Superata l’ara, sulla destra, si accede al teatro greco (foto), del V secolo a.C.. Esso è il più grande di Sicilia ed uno dei maggiori al mondo. La cavea (ossia la parte dedicata agli spettatori), oggi presenta solo 46 gradini, ed è divisa in 9 settori (cunei) da scalette laterali. Al centro è un corridoio (diazoma) a monte del quale sono incise delle iscrizioni in greco. E che iscrizioni ! Esse recano i nomi di Gelone II (forse), figlio di Ierone II ed a lui premorto, di Nereide sua moglie, di Filistide, moglie di Ierone II, e di Ierone II. In corrispondenza del V cuneo era il nome di Zeus Olimpio; era poi il nome di Eracle ed altri illeggibili. Alla sommità della cavea, è una grande grotta artificiale caratterizzata dalla presenza di 4 nicchie che certamente ospitavano statue.
Sopra il teatro parte la via dei Sepolcri (foto) sul colle Temenite. Si percorre questa spettacolare via del passato per circa 150 metri. Si vedono nicchie che ospitavano statue degli eroi greci, ipogei bizantini ed un notevole rilievo presentante i Dioscuri a cavallo e Trittolemo sul carro trainato da serpenti.
Qua vediamo anche la grotta del Ninfeo che presenta all’interno una vasca rettangolare con una cascatella. Si vedono anche 4 nicchie: due più piccole e due più grandi all’esterno, successivamente trasformate in sepolcri. L’apertura della grotta è sormontata da una decorazione a fregio dorico, ottenuta a rilievo nella roccia, della quale restano poche tracce.
A ridosso della grotta è una costruzione cinquecentesca, la casetta dei mugnai, un antico mulino testimoniato anche dai segni nella strada delle ruote dei carri che, numerosi, venivano a caricare e scaricare ai mulini.
Sotto questa casetta si può notare una tipica grotticella funeraria a forno del periodo siculo.
Una delle attrattive di maggior fascino dell’intero parco sono certamente le cave o latomie, tra cui la più interessante è la “Latomia del Paradiso“, attraverso cui si giunge alla più famosa delle grotte di questo parco: quella detta “Orecchio di Dionisio“(foto), che costituisce la maggiore attrazione, assieme al teatro greco, per i turisti che visitano Siracusa. Esso è una grotta artificiale alta circa 23 metri e dalla forma ad imbuto. La leggenda vuole fosse stata utilizzata anche come prigione per i poveri ateniesi (che avevano osato sfidare la potente Siracusa) e che ivi morirono di stenti.
Ad est di questa troviamo la grotta dei Cordari perché nel seicento si lavorava la canapa, producendo corde di ogni tipo. Si vedono anche in questa i segni della pietra per la sua costruzione. Diventa estremamente suggestiva quando il fondo è coperto di acque meteoriche o di falda che provengono da infiltrazioni della volta.
Altre latomie sono la grotta del Salnitro, la latomia dell’Intagliata e quella di S. Venera, la cui parete settentrionale è caratterizzata dalla presenza di numerosissime nicchie votive.
Ad est è la necropoli greca-romana di Grotticelli, caratterizzata da carraie, sepolcri e due colombari, uno dei quali è particolarmente imponente. Si vedono soprattutto le tombe a camera di epoca romana tra le quali le due monumentali della sommità, decorate da semicolonne doriche a rilievo , sormontate da un frontone a timpano.
Quella rivolta a sud, e osservabile anche dalla strada che costeggia il parco, per tradizione è detta impropriamente Tomba di Archimede. Ma si tratta in realtà di un colombario romano , cioè di una camera sepolcrale di età romana provvista all’interno di due ordini di nicchie per la sistemazione delle urne cinerarie.
Fuori dal Parco Archeologico, all’inizio della via Panoramica che porta alla sommità del colle Temenite, vi è unTeatro Arcaico scavato nella roccia con cavea rettilinea anzichè curva, detto “teatro lineare”.
E passiamo alle Catacombe (foto), che in tutta la loro maestosità e splendore testimoniano la prima presenza dei cristiani in epoca romana, quando la situazione per loro non era delle più rosee. Per dimensioni, le catacombe di Siracusa sono seconde solo a quelle di Roma. Le uniche attualmente aperte al pubblico sono quelle di San Giovanni (mentre sono chiuse quelle di Santa Lucia e quelle di Vigna Cassia entrambe splendidamente affrescate e articolate su più livelli), risalenti a circa il 300 d.C. Dalla galleria principale, la Decumanus maximus, si sviluppano cunicoli e loculi, vani quadrati e circolari, 5 cappelle. Di particolare interesse è, nel corridoio principale, l’arcosolio della vergine Deodata con l’affresco di Cristo, della Vergine e dei Santi Pietro e Paolo. Le catacombe conservano splendidi tracce di affreschi e grande interesse riveste l’ingente quantità di iscrizioni funerarie in greco e latino restituite da questo complesso catacombale.
A circa 7 km da Siracusa, in direzione di Belvedere, sorge ilCastello Eurialo (foto) che non è un castello ma uno strepitoso baluardo difensivo con una superficie di 15.000 mq. Fossati, torri, ponti levatoi, trincee sotterranee costruite nel 400 a.C. da Dionisio il Vecchio, durante il periodo che Siracusa era la più potente città del mondo. Siamo nella parte alta di Siracusa in questa zona denominata Epipoli, appunto. Ai lavori parteciparono 60.000 uomini, che costruirono in venti giorni un muro lungo 5.000 metri, a difesa della parte nord dell’Epipoli; il resto venne poi edificato nei successivi 6 sei anni.