Antonino Salinas Archaeological Museum
Il museo è ospitato in questo pregevole edificio cinquecentesco ex Casa dei Padri della congregazione di San Filippo Neri.
A seguito delle legge sulla soppressione degli ordini religiosi (1866) l’edificio, confiscato alla congregazione, divenne sede del Museo Nazionale.
Il museo ospita una collezione di altissimo valore della quale fa parte anche un ricco fondo antico librario ed una raccolta di stampe, provenienti da collezioni private. Tra le opere di maggior rilievo artistico segnaliamo il magnifico Ariete di bronzo del III secolo a.C. proveniente da Siracusa.
Piano Terra
Qua è il bellissimo chiostro minore con Fontana del Tritone.
Al piano terreno, una sezione è dedicata alla cosiddetta collezione subacquea, ricca di materiali che facevano parte del carico delle navi: ancore di pietra, ceppi di piombo, lucerne, anfore ed iscrizioni, sarcofagi e statue romane.
Vi è anche una sala con reperti fenicio-punici (grandi sarcofagi antropomorfi del V secolo a.C. da Pizzo Cannita; una splendida serie di edicole dipinte recanti il segno di Tanit ed il caduceo; stele votiva punica da Lilibeo e Torso di Mozia) e reperti egizi (il frammento di iscrizione geroglifica noto come Pietra di Palermo che non si sa per quale motivo è in questa città e che reca inciso su entrambi i lati l’elenco dei re egizi dalla prima alla quinta dinastia, i nomi delle loro madri ed il livello raggiunto anno per anno dalle piene del Nilo; statua del Principe Bes; stele funeraria).
In una saletta sono epigrafi, elementi architettonici e sculture tra cui un gruppo di statue provenienti da Tindari e una colossalestatua di Zeus in trono proveniente da Solunto.
La sala VII ospita il complesso delle sculture di Selinunte, l’esempio più prestigioso della scultura coloniale in Sicilia in epoca arcaica e classica.
Comprende elementi architettonici e decorativi appartenenti ai vari templi della città tra cui le famigerate metope con rilievi mitologici, sculture d’età arcaica e classica e la Tavola Selinuntina che celebra la ricchezza della città.
Piano Primo
Qua abbiamo una serie di statuette, frammenti ceramici figurati a stele votive dal Santuario della Malaphoros di Selinunte.
Troviamo anche la sala della scultura romana con affreschi parietali tratti dalle ville romane di Solunto e il mosaico delle Quattro Stagioni da Lilibeo.
Nella sala della scultura greca sono ospitati: un frammento del fregio del Partenone; il suggestivo decreto di Entella (foto) che riporta le famose iscrizioni su tavolette bronzee. La loro importanza è legata al fatto che confermano l’ellenizzazione dell’antico insediamento elimo. In queste tavolette si fa riferimento ai Campani che costituivano la popolazione di Entella nella metà del III secolo a.C. e che erano i discendenti dei 1200 soldati mercenari che poi si erano insediati nella città nel V secolo a.C. I caratteri usati nelle tavolette erano greci, ma la lingua parlata dal popolo era differente perché gli Elimi infatti parlavano un linguaggio tra fenicio e greco; edicole funerarie da Lilibeo; reperti da Solunto; corredi dalla necropoli punica di Palermo; maioliche del XVII-XVIII secolo d.C.
Piano Secondo
Di grande pregio è la sezione preistorica, dominata dal calco deigraffiti dell’Addaura (foto), esempio unico al mondo di un certo tipo di arte rupestre (si tratta dell’“iniziazione” da pubertà ad adolescenza, posta dove penetra la luce, con cinque figure capellute, mascherate da uccelli, che ne circondano due calve in pose acrobatiche); poi c’è Levanzo con il blocco dov’è inciso il bovide, la grotta dell’Uzzo sul passaggio dalla caccia-raccolta nomade alla coltivazione-pastorizia stanziale.
Ci sono resti di animali del pleistocene (ippopotami, elefanti, iene …), oggetti in selce, ossidiana, quarzo … ciottoli dipinti, collane di conchiglia, ceramiche decorate in modo rudimentale mediante incisioni fatte con le unghie.
Un vero e proprio cammino nei secoli in Sicilia questa sezione preistorica.
Con l’età del Ramei copiosi reperti segnano il passaggio dalle abitazioni nelle grotte alle capanne, dalle tombe singole alle necropoli collettive.
Troviamo la ceramica scura con disegni geometrici (dalla “Conca d’oro” di Palermo), le olle, i boccali e due bottoni (da Uditore), ceramiche e punteruoli, pesi e accette, punte di freccia in ossidiana e selce …
L’età del Bronzo si presenta anche con due piccoli idoli dipinti, un bracciale bronzeo, un pugnale (dalla grotta Chiusilla di Isnello, Palermo), una ceramica rossa lucida con segni geometrici neri.
Di grande fascino il “bicchiere campaniforme” che venne dai paesi iberici e poi si diffuse in Europa, i vasi scuri con disegni geometrici nello stile detto “della Moarda”.
Migliaia di oggetti affascineranno il visitatore.
Un pettine in avorio molto elegante e raffinato, con righe simmetriche e piccoli cerchi ornamentali, nonché un cranio forato per un colpo ricevuto completano questa sezione.
Sempre in questo piano è la sezione della ceramica corinzia, greca, italiota affollata di migliaia di meravigliosi reperti. Di rilevante interesse sono i pezzi di ceramica attica sia a figure nere che rosse, tra i più belli al mondo.
Nell’ultima foto un incensiere da Ustica (a sinistra) e un vaso da Polizzello (a destra).