Serre di Ciminna
Si tratta di una formazione roccioso-evaporitica del Miocene superiore, cioè di 6 milioni di anni addietro.
Pareti rocciose a strapiombo, voragini naturali, doline (una conca chiusa che formerebbe un laghetto se l’acqua non venisse assorbita dai cosiddetti inghiottitoi) e inghiottitoi che si susseguono per circa 6 chilometri da Pizzo Avvoltoio a Pizzo Serre: così si presenta la riserva naturale Serre di Ciminna con i suoi 800 metri di altitudine.
Qui si possono ammirare le imponenti pareti di gesso selenitico, costituite da grossi cristalli, formatesi attraverso fenomeni di evaporazione differenti. I cristalli simili per dimensione si presentano ordinati in strati e disposti con la parte acuta rivolta verso il basso mentre la parte biforcuta verso l’alto.
Il più grande inghiottitoio delle Serre di Ciminna ha un accesso costituito da un pozzo di 12 m che si prolunga poi in una galleria che termina con un tortuoso labirinto. La lunghezza della cavità è di circa 180 m con una profondità massima di 28 m.
Il fondo della galleria è ricoperto di limo trasportato dall’acqua piovana, mentre sulle pareti sono da ammirare le caratteristiche concrezioni di gesso.
Altre splendide cavità sono la ”Grotta dell’Acqua Ammucciata” il cui nome è legato alla presenza di un laghetto posto all’interno dell’ipogeo e la ”Grotta del Teschio”. Entrambe non sono di origine carsica ma si sono formate a causa di fratture dovute a movimenti tettonici.
La grotta del Teschio è il più famoso inghiottitoio di Ciminna. L’ingresso immette in un pozzo di circa 10 m di profondità che porta a un terrazzino e successivamente a un piccolo scivolo; questo introduce, attraverso una fessura (con un salto di tre metri), in una stanza che presenta una finestra sulla parete esterna. Il nome della grotta è dovuto alla presenza di un teschio umano incastrato nella fessura sopra l’ultima stanza.
Il paesaggio vegetale della riserva è dato dall’alternanza di ambienti di prateria, gariga, macchia e vegetazione rupestre. Vi troviamo infatti la Scilla marina, il trifoglio, l’asfodelo, la ferula, l’olivastro, il sommacco, la ginestra, miste a euforbia e violaciocca. Per i grandi rapaci, citiamo la poiana, in gheppio, il falco lanario, il passero solitario, oltre che il capovaccaio, che qui nidifica. Istrici e volpi completano il quadro.
In località “Pizzo di Ciminna” è stato scoperto un santuario risalente al IV secolo a.C. dedicato a Demetra, forse abitato dall’età del bronzo fino alla conquista romana. Pagine importanti di storia sono anche le cappellette sparse nel territorio.
Dalla vetta delle Serre il panorama si apre verso la valle del fiume San Leonardo, Rocca Busambra, i monti di Ventimiglia e il centro abitato di Vicari caratterizzato dal castello medioevale.
ITINERARIO
Questa escursione è un anello che permette di apprezzare le principali emergenze naturalistiche delle Serre di Ciminna. Un itinerario particolarmente suggestivo e vario, che partendo da contrada Santa Caterina raggiunge i 721 metri dei altitudine, per poi proseguire in cresta passando sia per la punta più alta delle serre (m 777), che per l’ingresso della Grotta del Teschio e quindi dall’Inghiottitoio di Ciminna. Rientrando, si passa dalle doline della Stretta di Caraci.
Il primo tratto del sentiero è su un’antica mulattiera che valica le Serre in nei pressi di contrada Cerami. A destra, due ampie doline, la più grande delle quali ospita in inverno anche un laghetto artificiale.
Una volta valicato il versante, dai 680 metri s.l.m. si ha uno dei più bei panorami delle Serre con la visione che spazia sulle imponenti pareti di gesso selenitico costituite da grossi cristalli geminati a forma di ferro di lancia.
Questo è anche il punto migliore per osservare perfettamente le due successioni sedimentarie gessose sovrapposte in corrispondenza di uno strato argilloso.
Superato lo stretto di Carcaci, tra due versanti delle Serre, proseguendo sull’orlo delle pareti di gesso si arriva presso la grotta del Teschio (per esplorare questa grotta occorrono corde e imbracature)
Per ritornare, si passa a monte di un querceto relitto, con un interessante sottobosco